Per dirne due, l’altro ieri Carlo Giovanardi è stato nominato relatore del decreto legge Lorenzin sugli stupefacenti e Magdi Cristiano Allam è candidato alle Europee per Fratelli d’Italia con lo slogan “Sottomessi agli immigrati. Prima gli italiani”. L’Italia non è un posto serio. È con questo spirito che dovete accettare il manifesto elettorale qui sotto come vero. Davvero. È talmente vero che L’Amaro ha potuto assistere ad un comizio di Matteo Salvini in piazza a Locorotondo, provincia di Bari, Puglia, Terronia.
IL VIAGGIO AL CESSO DI MATTEO SALVINI
Salvini è un tipo autoironico e adoratore del bondage. Negli ultimi tre giorni ha, infatti, inspiegabilmente deciso di collezionare insulti in tutti i dialetti meridionali conosciuti Oltrepo’. Al Nord ci si diverte così. Si fanno massacrare di bestemmie in lametino stretto e ne condividono l’ebbrezza con i followers di Twitter. Si fanno lanciare uova dai famosi ragazzi dei “Centri Sociali” di Locorotondo e poi cacano un post esaltato su Facebook, dimostrando di aver capito esattamente dove si trovino, tanto quanto Antonio Razzi lodatore dell’ordine in Corea del Nord.

La piazza è rimasta sempre la stessa. Era piena di “bravi ragazzi urlanti” dall’inizio. Nel confronto tra il kamikaze Salvini e i contestatori poco più espressivi di scimmie urlatrici (che di Sociale conoscono a malapena la Cantina), ha la meglio il commento di Gianni Barutta lì sotto.
Perché diavolo il segretario federale della Lega Nord, un tizio che saltò agli onori delle cronache per la proposta di riservare i posti sugli autobus ai milanesi purosangue, venga a buttare due giorni qui, resta un mistero. Ci sono tre ipotesi:
- Ha un pessimo direttore della campagna elettorale che trama – mica poi tanto segretamente – per farlo fuori.
- Doveva bombarsi qualche bellezza esotica conosciuta al Parlamento Europeo in un incontro bilaterale Europa-Africa sub-sahariana e l’assistente, nel prenotare il volo, ha pensato che tanto nel Nord Africa un posto vale l’altro.
- È scemo.

L’inconfondibile grazia dei popoli del Nord mentre degustano un piatto tipico meridionale, la cozza al sapore di immigrato clandestino respinto nel Mediterraneo
Locorotondo lo ha accolto con lo stesso prevedibile entusiasmo con cui si accoglie un attacco di stipsi. Poi gliel’ha pure augurato, l’attacco, visto che è andato a mangiarsi le ostriche e i ricci di mare in un ristorante del posto. Quindi zozzo e contaminato dal colera.
Un plauso al pacioso Sindaco di Locorotondo, Tommaso Scatigna, che pur di far finire il suo paese su SkyTg24 ospiterebbe, senza battere ciglio, un concerto di Burzum o il convegno annuale degli esuli di Hezbollah.

“Dai ragazzi lanciatemi una cummersa in miniatura sul naso che c’ho il checiap pronto nel taschino e finiamo sulla Sienneen”
DI COME SI E’ ARRIVATI ALL’UOVO
Esclusa la classica sequela di deliri da leghista di Salvini e la solita pappardella tratta dal Vangelo secondo Berlusconi del suo interlocutore Sergio Silvestris (un tizio che ha preso le contestazioni sul personale, come se qualcuno l’avesse riconosciuto), il dibattito è stato poca cosa.
Il vero confronto – come più o meno tutti, organizzatori compresi, si aspettavano – è stato quello tra Salvini e i contestatori.
Silvestris si è infatti presto unito al “rivale” nella commovente battaglia contro il NOPVIT, Nucleo Organizzato Punkabbestia della Valle d’Itria e dei Trulli.

In apertura, un sosia di Mario Merola si scusa con Salvini per l’increscioso episodio di Napoli del giorno prima

Salvini: “Se qualcuno ha voglia di dibattere c’è una sedia libera! Se l’amico là in fondo vuole dare un significato politico al bastardo viene qua… Parliamo!”
La curva: “E Salvini alè, e Salvini alè, e Salvini Alè… Co-glio-ne!”
Salvini pensa che siano necessarie più sedie.

Gli abitanti delle contrade di Locorotondo, raggiunto il confronto con mezzi di fortuna, fanno outing. Tra un “Viva l’Italia!” sparato perché suona sempre bene, un improperio e un coro da stadio non manca nemmeno chi sventola fiero la bandiera relativa al movimento Neoborbonico.
Praticamente una Lega Sud.

Notevole è anche la reazione della curva quando dal palco, il conduttore della serata Carmine Festa, si lascia scappare “L’Italia è stata comandata da uno che si chiama Genny ‘a Carogna!”.
La reazione è scomposta e i ragazzi si avvicinano al palco per urlare il loro disappunto. Classica reazione da comunisti urlanti dei centri sociali.

Di lì in avanti ci sono solo cori e contestazione fino ad arrivare all’uovo lanciato sul palco che, purtroppo o per fortuna, non ha colpito nessuno.
Salvini, offeso, decide di abbandonare il palco. Meglio un uovo oggi che un euroscettico domani.
Hanno collaborato Angelo Martucci e Michele Fasano.