Mio Mattarello è fratello unico

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Ok, amico renziano, sei così entusiasta che non voglio rovinarti la festa. Io non riesco proprio a capire perché festeggi, l’unica mi sembra che puoi continuare a sperare di fare soldi e carriera sul carro di Matteo che, evidentemente, camminerà ancora a lungo. Per questo, bravo Matteo e bravo tu, avete fatto un “capolavoro politico”. Ma io, che non riesco a tifare per un partito o per un politico come se fossero una squadra di calcio o il suo capitano, sono arido e incattivito. E non sono riuscito a farmi inebriare dall’allegria di Sergio Mattarella. Colpa mia.

No, non te la tirerò col fatto che nulla è cambiato con questa elezione per noi irrilevanti cittadini di Renziania; o con lagne sul fatto che questo Parlamento delegittimato ha eletto Presidente della Repubblica uno dei giudici costituzionali che lo aveva dichiarato illegittimo, creando un buco nero senza precedenti nel diritto costituzionale; o con ragionamenti political-politicanti sul fatto che Mattarella non era propriamente il candidato di Renzi…; o con formalismi sul metodo mafioso con cui le varie correnti hanno reso riconoscibili i loro voti al Presidente per poi poter riscuotere le cambiali politiche promesse; o con il pensiero stantio e superato che Mattarella, pur “rigoroso vigile della Costituzione, persona perbene, umile e parca”, sia pur sempre un cazzo di grigio, bolso, consociativista, convinto democristiano.

Ti risparmio l’approfondimento di tutte queste menate da grillino e ti faccio una sola domanda: ma perché Sergio è solo il fratello di Piersanti, martire ammazzato dalla mafia?

Sergio è anche il figlio di Bernardo, ras di quella stessa Dc siciliana degli anni ‘40 e ‘50 che comprava volentieri i voti dalla mafia e, seppur mai condannato, avvolto da ombre perenni sui suoi rapporti politici, al punto che Giorgio Bocca e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa si scambiavano queste parole:

Bocca: “Come è potuto accadere che il figlio di Bernardo Mattarella sia stato ucciso dalla mafia?”.

Dalla Chiesa: “…E’ accaduto questo, che il figlio, certamente al corrente di qualche ombra avanzata nei confronti del padre, ha voluto che la sua attività politica come amministratore pubblico fosse esente da qualsiasi riserva. E quando ha dato la chiara dimostrazione di mettere in pratica questo intento, ha trovato il piombo mafioso… il caso Mattarella è ancora oscuro, si procede per ipotesi… anche nella Dc aveva più di un nemico”. (la Repubblica, 10 agosto 1982)

Sergio è anche il fratello di Antonino, avvocato e curatore fallimentare che lavorava per e chiedeva prestiti ad Enrico Nicoletti, considerato “il cassiere della Banda della Magliana”.

“Davvero allarmanti sono le vicende attraverso le quali il Nicoletti ha acquistato l’immobile in questione – scrivono i giudici – Nicoletti infatti ha rilevato l’immobile dalla società in pre-fallimento (fallimento dichiarato il 20 luglio 1984) dello Stirpe con atto 9 gennaio 1984; è riuscito ad evitare una azione revocatoria versando una cifra modestissima, lire 150 milioni, rispetto al valore del bene, al fallimento.

La transazione risulta essere stata effettuata tramite il curatore del fallimento Mattarella Antonino, legato al Nicoletti per gli enormi debiti contratti col proposto (dalla documentazione rinvenuta dalla Guardia di finanza di Velletri emerge che il Nicoletti disponeva di titoli emessi dal Mattarella, spesso per centinaia di milioni ciascuno)”. (Ordinanza scritta dal giudice estensore Guglielmo Muntoni)

Se Sergio non deve assolutamente e giustamente pagare le colpe di padri e fratelli discutibili, perché dovrebbe invece essere valorizzato dai meriti di fratelli martiri?

Gli avete per caso fatto il test del DNA per sapere a chi assomiglia di più?

Giuseppe Putignano

Un cocciuto sostenitore della tesi che si possa lavorare scrivendo solo ciò che ti piace. E' un giornalista pubblicista ma, così facendo, non lo resterà a lungo.

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